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Notizie e curiosità

Il MAESTRO sostituto (o Vice Maestro)

Per gentile concessione del sito www.coromongioje.org


Generalmente è un corista che sa un po' di musica, ha un buon udito e una certa personalità riconosciuta dai compagni e possibilmente deve essere un vecio del coro. E' quel povero essere che, avendo fatto sì e no due prove preventive, viene obbligato a dirigere il coro nel prossimo concerto perché il maestro titolare è indisponibile. Quindi: foglio alla mano con le varie tonalità e note d'attacco dei brani, "corista" portato alle labbra però. Però.. "come accidenti è quella faccenda per cui se voglio suonare un Do devo soffiare nel C e invece un Sol diventa G? ma non potevano scriverlo in Italiano ?". Comunque si comincia la prova: e qui sorgono dei dubbi atroci al poveretto ! "Guarda che qui Elio ci fa fare un fiato.. ma così è troppo lento... qui invece devi rallentare... ma perché chiudi così presto? ... sei sicuro di aver dato la nota giusta?" (ma quanti maestri ci sono nel coro).

E lui, il vice titolare, che sente di poter dire qualcosa di suo mentre (finalmente) dirige, viene frustrato dalla consapevolezza che qualunque gesto faccia, comunque si sbracci dannatamente, il coro continuerà a cantare a memoria, come in fondo è abituato da tempo! "Ah se solo avessi un po' più di prove a disposizione... quegli attacchi sporchi che il maestro pare non sentire... Quell'emissione che non cura come dovrebbe... eh no! Bisogna ripetere, rifare, riprovare, interrompere sempre se non viene come si vuole! ... bah, sarà.. Lui sa la musica... ma io...

Continua alla prossima puntata ...

Piero Crosetto

1989… studiavo il piano jazz dei neri d’america con il maestro Aldo Rindone ma gli scarponi e lo zaino li avevo già assaggiati. Nella mia esperienza militare al Battaglione Susa avevo percorso su e giù le valli Chisone, Germanasca e Po. Ricordo, il peso più grave: il fucile che non potevamo mai lasciare, nemmeno nei pasti. I sentieri in alta quota percorrevano i luoghi che nella grande guerra erano stati i baluardi delle truppe alpine. La roccia: là dove si raccoglie il genepì e i camosci silenziosi ti stanno ad osservare. Il silenzio: che ti fa ritrovare solo. Il vento: che ti ricorda che sei vivo. Il sole: che ti attraversa le ossa.
Là sono nati questi canti.
Sono ritornato alle radici e il canto ha aggregato questa famiglia. La mia famiglia; che ha visto momenti belli ma anche momenti tristi… Per venti anni ormai. Abbiamo salutato per l’ultima volta amici che adesso ci aspettano. Quanto vorrei scrivere e farvi sapere. Ma questa serata, questo CD non è che il condensato, il vestito a festa di quello che noi siamo stati in tutti questi anni. Il nostro canto racconta, il nostro canto incanta, melodie semplici ma dense di contenuti, storie di vita vissuta. Dal jazz dei negri di america finalmente a casa!

Lorenzo Donato

La mia avventura con il coro A.N.A. Moncalieri è cominciata quasi per caso, quando un amico mi chiese di andare a vedere una delle prove settimanali in sede.
Fui subito colpito dalla dolcezza e fierezza delle canzoni e dai loro testi che, seppur difficili da capire per chi, come me, non conosce i dialetti del Nord, parlavano di esperienze e di valori che oggi non troviamo quasi più, mentre io li sentivo entrare dentro di me, quasi volessero chiamarmi a vivere questa esperienza di cui fino allora avevo solo sentito parlare.
E così, un po’ per curiosità, un po’ per amore del bel canto, mi decisi a fare questo passo, con tutti gli impegni e i sacrifici che ciò comporta.
Oggi, a distanza di quasi cinque anni, sono contento di aver fatto questa scelta, che non mi ha dato solo il piacere di cantare e vivere lo spirito Alpino, ma mi ha fatto conoscere tanti amici, che sono sempre pronti a darti una mano e che, con la loro allegria, rendono più leggeri i momenti difficili che la vita ci mette davanti.
Spero di poter festeggiare con loro tanti altri anniversari.


Lorenzo

Francesco Lanzellotti

CORO :  frammenti di vecchi ricordi.

Avevo ancora la mia vecchia Fiat 127 e l’autofficina era lì, quasi dietro casa, mèta delle mie frequenti visite di controllo e riparazioni varie. Siamo nel 1991, non ricordo bene il periodo, forse d’inverno. Una sera mi presento e chiedo a Franco di poter parlare col ‘principale’. “Non c’è” mi risponde. E poi aggiunge: “E’ alle prove di canto”. Una rivelazione che scatenò subito in me curiosità e interesse. Per farla breve, l’indomani incontrai Giulio e, più che dell’auto, parlammo del coro creato da poco, del concerto che si sarebbe svolto tra pochi giorni in una chiesa di c.so Roma a Moncalieri, dell’estremo bisogno di acquisire nuovi elementi ai pochi e sprovveduti (musicalmente parlando) già in organico, ecc. ecc. Questa era già musica per le mie orecchie, che in gioventù avevamo ascoltato ben altre armonie corali. Avevo fatto parte di altri cori, da cui le vicissitudini della vita mi avevano allontanato. Ma ormai quelle dolci note erano indelebilmente impresse nel mio DNA. Su invito di Giulio – ma non ce ne sarebbe stato bisogno – andai a sentirli in chiesa qualche giorno dopo. Non ho ricordi sulla qualità dell’esibizione, importante per me fu il ritrovarci subito dopo il concerto (avevo con me un amico e collega di lavoro) con Giulio e Carlo Mussone, che mi invitarono ad entrare a far parte di quel coro. Non dovettero pressarmi tanto, perché diedi subito il mio assenso. L’appuntamento era alle prove settimanali in sede. Una delle sere successive mi aggiravo invano lungo il muro del castello, con l’orecchio teso a cogliere l’eco di qualche melodia lontana che potesse guidarmi a rintracciare i miei futuri amici e compagni di coro. Ma non ci fu verso, non avevo ben capito le indicazioni di Giulio e dovetti tornarmene a casa sconsolato. Ho rimediato la settimana successiva, incontrando tutti gli amici del gruppo. I vocalizzi di prova fatti con Piero furono solo un pretesto per collocarmi fra i tenori primi, perché lì c’era più bisogno. Dopo passai definitivamente ai ten. II^, settore più consono al mio timbro vocale. Aggregandomi ed integrandomi con tutti, ho scoperto l’allegria, l’amicizia, la solidarietà. Negli anni il coro ha fatto enormi progressi, in repertorio e in qualità vocale. Concerti e rassegne corali ci hanno molto gratificati e spinti a fare sempre meglio. Il resto è cronaca di oggi.

                               
                                                                           F. Lanzellotti.

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